Discorso Inaugurale

GUIDO GRANDI
Presidente Perpetuo dell’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia

DISCORSO PRESIDENZIALE PER L’INAUGURAZIONE DELL’ACCADEMIA

Il presidente di un sodalizio di nuova formazione è moralmente impegnato, nella prima adunanza pubblica del consesso, a rendere note le ragioni della sua istituzione.
Nel nostro caso chi vi parla, eletto dalla unanime e somma benevolenza dei Colleghi Accademici, ottempererà al comandamento invitando i convenuti a dare un’occhiata, di scorcio, al mondo degli Insetti, onde quelli fra gli ascoltatori che, per necessità di cose, non sono addentro nei misteri della loro vita prodigiosa, abbiano il modo di intravederli alla lontana (molto alla lontana) e, conoscendoli, di valutare l’importanza generale della disciplina che ha per scopo il loro studio.
Cominciamo col presentare gli Insetti nel numero delle loro specie, nel tempo della loro origine, nel loro comportamento e nella loro costituzione. Oltre un milione di entità descritte e cinque o sei milioni, per formulare un’ipotesi prudenziale, di effettivamente esistenti (il più formidabile raggruppamento di esseri, adunquevivente sulla, Terra); 200-300 milioni di anni di vita (i fossili più antichi risalgono al Devonico medio), contro il mezzo milione di età della specie umana; un comportamento oltremodo complesso (anche nelle forme di infima grandezza) e mirabilmente adattato agli ambienti più svariati, ai regimi dietetici più incredibili, ai cicli vitali più impensati, alle fecondità più impressionanti. Per quanto riguarda la costituzione è evidentemente impossibile, in un discorso come quello che sto pronunciando, di accennarne; sia pure sommariamente. Mi limiterò a ricordare pochissime cose, necessarie alla comprensione di ciò che dirò in seguito.
Gli Insetti sono creature corazzate, ed il rivestimento del loro corpo è prevalentemente formato da proteine plasticizzate, da chitina e da lipoidi secreti da una matrice sottostante, che rimane attiva durante tutto lo sviluppo postembrionale. Se dovessi intrattenervi sulla sua intima struttura mi accorrerebbero alcune ore. Vi informerò tuttavia che esso comprende vari strati secondari ed è ricoperto da una pellicola cerosa estremamente sottile, l’orientamento e la compressione delle cui molecole prossimali sono responsabili dell’impermeabilità del tegumento. Questo rivestimento resulta più o meno potentemente sclerificato (per tannizzazione delle proteine ad opera di chinoni); possiede però territori flessibili che rendono liberi i movimenti e viene cambiato varie volte durante le età giovanili onde permettere l’accrescimento. A tale corazza gli Insetti devono, fra l’altro, la possibilità che hanno avuto, nel corso della loro lunghissima esistenza, di diminuire le proprie dimensioni, fino a divenire, talora, meno grandi dei più grossi Protozoi, ma devono, probabilmente, anche alcune limitazioni della loro evoluzione.
Gli apparati di presa e di ingestione del cibo, e principalmente quelli boccali, ci mostrano fabbriche assai diverse, e consentono le più varie modalità di assunzione del nutrimento e, correlativamente, i regimi dietetici più singolari, con forme che si cibano masticando, lambendo, assorbendo liquidi superficiali, ovvero andandoli a prelevare nell’interno di piante o di animali, previa perforazione dei tessuti che li difendono. Il loro canale alimentare risponde naturalmente in modo adeguato alla eccezionalità di molte di tali abitudini dietetiche e fornisce gli enzimi necessari a governare, cataliticamente, la digestione delle ,sostanze più strane, per lo meno dal nostro punto di vista di Vertebrati. Vi sono infatti Insetti che si nutrono di legno secco e messo in opera, di lana e di altre sostanze cornee, di cera, di sangue; di quelli che mangiano ciò che trovano nei depositi di orina e nelle pozze petrolifere; di quelli che sfruttano i corpi morti in ogni fase della loro decomposizione, gli escrementi, gli avanzi più eterogenei, ecc. Quando si trovano negli impicci li vediamo allearsi in simbiosi fisiologiche, spesso trasmissibili alla discendenza, con Batteri, Funghi e Protozoi, i quali si incaricano di digerire ciò che all’insetto non riuscirebbe di fare, o di fornirlo di vitamine. Fra le specie sociali anche le funzioni nutritive acquistano orientamenti alle volte estremamente singolari: coltivazioni di Funghi su substrati di foglie appositamente raccolte e maciullate, ricerca di secreti di altri animali, utilizzazione di vomito e di feci, trasformazione di compiacenti compagni di famiglia in otri di riserva da spillare nei momenti di necessità, infine, fenomeno di enorme valore, la così detta “trofallassi”, lo scambio cioè reciproco di cibo regurgitato o di secrezioni glandolari fra i membri della stessa comunità. Non solo poi gli Insetti inghiottono le sostanze più disparate, ma ne inghiottono sovente quantità straordinarie. Cosi vi sono larve carnivore che non, si peritano di introdurre in un pasto masse equivalenti ad alcune decine di volte il proprio peso, e larve fitofaghe che durante il loro sviluppo consumano alimenti per decine di migliaia di volte il proprio peso iniziale. In contrapposto alcune specie (ripiegando complicatamente in una o più anse il canale alimentare) hanno scelto la via di mettere ad intimo contatto istologico le estremità del suo tratto mediale, sede principale della digestione, e di fare si che buona parte dei liquidi introdotti fuoriescano (saltando la porzione incaricata della bisogna) indigeriti. Molte altre invece, con decisione sconosciuta alla grande maggioranza dell’animalità, si chiudono, una volta raggiunto lo stato di immagine, in un’astinenza integrale, e presentano allora l’apparato boccale involuto od atrofizzato e la bocca fisiologicamente od addirittura morfologicamente chiusa.
Quanto ad organi di senso gli Esapodi ne posseggono di varia costruzione e di varia complicazione, ma la sensibilità di questi artropodi è assai diversa dalla nostrapoichè mentre noi viviamo particolarmente in un mondo di luce e di suoni, essi vivono soprattutto in un mondo, quasi silenzioso, di odori. Raggiungono però reazioni oltremodo delicate, nonchè la possibilità di accoppiare due sorta di sensibilità, la chemiorecettrice e la tangorecettrice, in una, chemiotattile, a noi essenzialmente ignota. Non per ciò hanno rinunziato agli occhi; ne dispongono anzi di più tipi, ed i composti, costituiti anche da decine di migliaia di ommatidi, e cioè da decine di migliaia di gruppi di neuroni sensoriali con sistema diottrico e catottrico proprio, rappresentano, con quelli a lente dei Vertebrati e dei Cefalopodi, gli unici apparecchi esistenti in natura capaci di formare un’immagine distinta, che Exner, nella Lampyris splendidula, è riuscito a fotografare. Si è inoltre recentemente scoperto che nelle Api ed in altri Imenotteri, i quali possono utilizzare per orientarsi la luce polarizzata del cielo azzurro, funzionano da analizzatori i rabdomi di tali ommatidi.
Il sangue bagna tutti i visceri perchè circola in massima parte lacunarmente, ma ha una modesta importanza nella respirazione, che si effettua, in genere, utilizzando un apparato tracheale costituito da un numero variabile di tubuli sfocianti generalmente all’esterno con aperture, o stigmi, situate a coppie simmetriche, e dicotomizzantisi internamente, fino ad arborizzarsi in minute diramazioni infarcite di liquido, che raggiungono i tessuti e li riforniscono direttamente di ossigeno. Le aperture respiratorie risultano fornite di mezzi di protezione e di sistemi di chiusura che rendono possibili lunghe resistenze in ambienti asfittici. Le specie acquatiche risolvono il problema vuoi venendo a respirare alla superficie come i Cetacei, vuoi, se gli stigmi mancano, utilizzando l’ossigeno disciolto nell’acqua, che diosmizza attraverso il tegumento generale del corpo o quello delle tracheobranchie, vuoi recando con sè provviste d’aria di vario spessore ed inaugurando così delle vere branchie fisiche, che consentono loro di vivere, per qualche tempo o permanentemente, in immersione.
Anche nell’emissione di luce gli Insetti sono organismi eccezionali.
Parecchie specie luminescenti infatti dispongono di lampade (chiamiamole in tal modo per intenderci) a luce quasi fredda ed a rendimento impressionante (del 92-98% contro quello del 4% di una lampada elettrica, ad incandescenza).
Sorvoliamo sull’apparato secretorio esocrino, estremamente ricco e responsabile della elaborazione delle più svariate sostanze (alcune delle quali, come la seta, la cera, la lacca, ben note perchè utilizzate dall’uomo), con cui molti Insetti si ricoprono, talora, in maniera da non essere più esternamente riconoscibili ma ricordiamo la scoperta, recente, di un complesso apparato endocrino (rappresentato da particolari glandole, nonchè da alcuni territori di organi diversi, come il cervello), che governa la loro fisiologia e che ci ha finalmente permesso di rivelare il determinismo delle diapause, delle mute, delle metamorfosi e di altri fenomeni di capitale importanza.
In fatto di riproduzione bisogna dire che gli Esapodi ci stupiscono e, sovente, ci sbalordiscono. In primo luogo abbiamo la fecondità, che appare talora, sterminata, come nelle regine di varie Termiti elevate, le quali possono deporre alcune decine di migliaia di uova al giorno e dar luogo, durante la loro lunga esistenza che sorpassa sovente il mezzo secolo, a centinaia di milioni di discendenti. In secondo luogo vi è la capacità di riproduzione poliembrionica, che, pur se conosciuta in altri animali, fra i Vertebrati e fin’anco nell’Uomo, con un numero però di nati che si contano, a fatica, sulle dita di una mano, si presenta nei nostri artropodi sotto aspetti paradossali, giacchè da un solo uovo può formarsi anche un migliaio e mezzo di germi vitali. In terzo luogo assistiamo frequentissimamente al disancoramento che la femmina ha effettuato dal maschio, prolificando verginalmente (da adulta o da larva) e riproducendosi pertanto mediante partenogenesi (” lucina sine concubitu”, come la chiamavano gli antichi); partenogenesi che può produrre figli maschi, figli femmine o figli di ambedue i sessi, e che, pur resultando comunemente alternata con la riproduzione biparentale in cicli eterogonici, può tuttavia essere telitoca costante e realizzare la condizione eccezionale di specie rappresentate dal solo sesso femminile.
Gl’Insetti, come sapete, subiscono, durante il loro sviluppo postembrionale, delle modificazioni superficiali e poco impegnative nelle specie che sgusciano dall’uovo in uno stato più o meno assomigliante a quello perfetto; delle metamorfosi radicali o sovvertitrici nelle forme che fuoriescono alla luce in uno stato del tutto diverso dallo adulto. Nel primo caso i cambiamenti che l’organismo deve subire li subisce gradualmente ed in occasione delle mute dell’esoscheletro; nel secondo caso i profondi sconvolgimenti che debbono, ad esempio, fabbricare una farfalla dalla carne e dai visceri di un bruco, avvengono tutti in una volta (od almeno apparentemente cosi) alla fine della vita larvale, allorchè il giovane ha terminato di mangiare e di crescere.
Che dirvi di tante altre mirabili strutture e funzioni? E giuocoforza tacere. Non però sugli organi che consentono i grandi spostamenti nello spazio, ai quali conviene necessariamente accennare. Gli Insetti infatti, insieme con gli Uccelli ed i Chirotteri, sono i soli animali esistenti sulla Terra capaci di volare, ma mentre i secondi hanno risolto il problema, con una rinuncia, trasformando in ali gli arti anteriori (nei Chirotteri la duplicatura cutanea che costituisce la membrana alare imbriglia perfino gli arti posteriori e talora la coda), i primi, benchè più dotati in fatto di zampe, si son ben guardati dal toccarle ed hanno tirato fuori non due bensì quattro ali, espandendo lateralmente il tegumento del torace e fornendo tali estrofiessioni di una rete di selerificazioni lineari formante una nervulazione scheletrica meccanicamente e filogeneticamente interessantissima.
Ora dobbiamo domandarci dove e come vive codesta prodigiosa e brulicante massa di armati che ha riempito di sè il Mondo. Dove vive? “Ubicumque” risponderebbero i Latini. Ovunque. Non c’è, si può dire, palmo della superficie terrestre e del suo immediato dominio ipogeo, nè pozzanghera, nè rivo, nè acqua termale; non c’è pianta, nè materia organica in trasformazione, nè corpo morto di animale o di vegetale, nè escremento, nè avanzo di sorta, nè derrata, prodotto del lavoro umano, costruzione, abitazione, spelonca, caverna; dalle latitudini iperboree a quelle equatoriali, che non ospiti Insetti. Non c’è angolo insomma della Terra ove, un insetto non possa vivere. Hanno raggiunto, quasi, il raggiungibile. Qualcuno si è spinto negli oceani tropicali fino a centinaia di miglia dalle coste, dove si sviluppa succhiando piccoli organismi e deponendo le uova sui corpi galleggianti e sul piumaggio di Uccelli acquatici; moltissimi attaccano altri animali ed altri Insetti e si evolvono esternamente od internamente a loro spese, costituendo, quella enorme falange di predatori e di parassiti, sui cui fasti e nefasti, nella storia della vita e dell’umanità, occorrerebbe parlare per giorni interi.
Come si diffondono? Con ogni mezzo: con le zampe, con le ali, con divincolamenti e contrazioni peristaltiche della muscolatura somatica; camminando, correndo, strisciando, saltando, volando; facendosi trasportare da altri animali, dalle acque e, soprattutto, dal vento. I più attrezzati trasvolano continenti, mari ed oceani, e migrano, alle volte, in stormi di milioni e di miliardi; i più deboli ed i meno provvisti non si scoraggiano per questo ed affrontano il destino valendosi del numero enorme dei loro individui e seminando la strada di morti. Che cosa volete che possano temere esseri che, come una femmina partenogenetica di Afide, per citare un esempio fra i mille, possono mettere al mondo in trecento giorni un numero di discendenti corrispondente alla 15ma potenza di 210, e cioè a 68 seguito da 33 zeri, che è, approssimativamente, il numero di molecole contenute in 200.000 tonnellate di idrogeno?
Come conquistano gli ambienti che raggiungono? Come vi si insediano? Come resistono? Risponde il motto della nostra, Accademia: “Cerebro faucibus utero ab orbis origine tenent“. Col cervello, con le fauci e con l’utero dominano dai tempi dei tempi l’orbe terraqueo. Alle fauci ed all’utero ci siamo già riferiti; ci rimane da considerare il cervello e col cervello l’istinto che, in questi artropodi, ha caratteristiche peculiari e strabilianti.
Gli uomini riguardano ciò che noi, negli Insetti, abbiamo battezzato col nome di “istinto” con benevola sufficienza. Dico gli uomini per riferirmi a coloro (e sono pochi in verità) che ogni tanto, o per mestiere o per diletto, si guardano attorno e pensano. Gli altri, gli innumerevoli altri (il “gregge masticante e sognante”, come è stato recentemente definito), ignorano tutto e non vedono che sè ed i propri simili. Vivono con la testa nel sacco (per esprimermi con più precisione dirò con l’augusta testa chiusa in sette sacchi impermeabili) e procedono, ignoranti ed imperterriti, con un’improntitudine per definire la quale c’è un solo aggettivo disponibile nel nostro dizionario, quello di “grottesca”. Orbene, gli uomini della prima categoria hanno torto. Gli “istinti degli Insetti”, altra cosa di quelli dei Vertebrati, costituiscono un fenomeno grandioso e pauroso ad un tempo, tanto più grandioso e pauroso quanto più noi insistiamo e progrediamo nel sondare il loro comportamento. Verlaine considera gli atti istintivi degli Esapodi quali conclusioni naturali di altri intelligenti, che hanno cessato di essere tali allorchè si sono stabilizzati in una forma unica, la; migliore alla quale essi potevano arrivare. Il concetto è a dire il vero, un po’ semplicistico ed un po’ sbrigativo, ma dà una grossa idea della faccenda e non si perde in speculazioni irrazionali e nebulose come fanno molte ipotesi modernissime. Sta di fatto che gli Insetti si comportano proprio come se, attraverso un’esperienza di milioni di secoli, avessero scelto la via che conduce direttamente in porto e si disinteressassero del resto. Ma che cosa credete che sia questo “istinto”? Una manifestazione trascurabile per la mente umana? Una manifestazione non degna, per noi, della meditazione più profonda? Siete edotti dei formidabili problemi che gli Insetti hanno risolto con l'”istinto” nel lungo decorrere dei millenni, e dei millenni dei millenni? Lo sapete che gli Scarabei hanno per primi “pensato” a trasformare l’attrito radente in attrito volvente, costruendo pallottole di sterco, onde trasportare il giulebbe nei loro covi sotterranei con più facilità, maggior celerità e minore fatica? E che quando debbono preparare il pabulum per la prole fabbricano, sempre con lo sterco e nelle loro tenebrose dimore, delle pere mirabilmente modellate onde collocare l’uovo nell’interno dell’estremità peduncolata perchè possa respirare a dovere? Lo sapete che le Vespe ci hanno insegnato a fare la carta col legno? Che vari Imenotteri sociali regolano la temperatura dei loro nidi dislocando opportunamente operaie che battono l’aria con le ali, o portando nell’interno acqua da evaporare? Che molti Insetti sociali si costruiscono nidi che, per grandiosità e solidità, subissano, comparativamente parlando, i nostri più mastodontici monumenti? Che gli Imenotteri così detti predatori, per risolvere il problema dello stato di freschezza delle prede di cui la femmina va in caccia per la propria flgliuolanza, e che questa mangerà allorchè la madre non ci sarà più, iniettano veleno nei (o vicino ai) gangli nervosi delle loro vittime, utilizzando l’aculeo come una siringa maneggiata da un sanitario, e lasciando i sacrificati paralizzati ma vivi a disposizione dei loro piccoli ancora inermi? Lo sapete che questi Imenotteri, una volta sistemata la preda, vi depongono su l’uovo, collocandolo in un punto che sembra prescelto, dopo matura riflessione, da una commissione di tecnici competenti? Che vi sono Apidi solitari nidificanti nelle conchiglie vuote di Molluschi, che dopo avere riunito in fondo alla conchiglia polline e nettare ed avervi deposto l’uovo, proteggono germe e provviste chiudendo la cavità verso l’esterno mediante due o più tramezzi solidissimi costituiti di sassolini o di altri frammenti insieme cementati con resina vegetale, e riempiendo i vani così limitati con ogni sorta di cianfrusaglie di rincalzo? E che talora rovesciano inoltre la conchiglia ponendola con la bocca contro terra? Lo sapete che ci sono Imenotteri che, per lavorare, adoperano strumenti, e che alle volte (in certe Formiche) questi strumenti altro non sono che le larve dell’insetto stesso, provviste di enormi mandole secernenti seta, con la quale le operaie “cuciono” le foglie per edificare il nido? E che per avvicinare i lembi prima di cucirli i nostri insetti ne afferrano il margine con le mandibole e li tirano a sè, e se il lembo è troppo discosto agguantano a mezza vita una compagna e la spingono innanzi, e questa a sua volta ne agguanta una terza, e la terza una quarta fino a formare una sorta di “braccio a sbalzo” che raggiunge lo scopo? Lo sapete che le società degli Insetti (o, per lo meno, quelle più popolose e progredite) sono comunità di una tale razionalità di organizzazione che le nostre, al confronto, peccano, dice W. M. Wheeler, di infantilismo e di immaturità, e nelle quali l’enorme maggioranza degli individui è stata votata alla sterilità, lasciando ad una o poche femmine, mostruose fabbriche di uova, l’incarico della riproduzione, ed a tutte le altre, vergini sterili e frigide, le funzioni direttive, che esse esercitano, in modo ancora per noi oscuro, con una soggezione completa (che arriva fino al sacrificio di sè) ai bisogni della società, mostrando una correlazione perfetta fra tali funzioni e la capacità di sostenerle? E che ve ne sono alcune (fra quelle da noi indagate al riguardo) i cui costituenti hanno la, possibilità di comunicare fra loro in modo così impegnativo, che è lecito ad un’operaia bottinatrice, di ritorno da un viaggio di esplorazione, di istruire le compagne sul luogo, la direzione, la distanza (da meno di un centinaio di metri a più chilometri) e la precisa ubicazione della fonte di cibo scoperta, e di farlo così dettagliatamente che le compagne che hanno ascoltato il suo messaggio raggiungono poi, “da sole”, il punto indicato? Lo sapete che molti Insetti, soprattutto sociali, danno indubbi segni di varie emozioni e presentano memoria associativa, memoria degli oggetti e della loro posizione relativa nello spazio, attenzione, volontà, nozione del tempo, possibilità di discriminazione e di scelta; attitudine ad imparare; capacità di correggere progressivamente i propri atti da errori iniziali; capacità di modificare le proprie abitudini in funzione dell’esperienza individuale e di adattare le proprie azioni a condizioni di vita che richiedono un’attività cerebrale, sensoriale ed associativa, integralmente diversa da quella abituale ed enormemente più complessa; in conclusione una potenza ed una plasticità cerebrali ed una serie di comportamenti rientranti incontrovertibilmente nella facoltà che definire intelligenza, quale per lo meno essa si presenta, in noi, nelle sue manifestazioni elementari? E dire che abbiamo sollevato appena qualcuno dei veli che ci nascondono i misteri della loro vita e che siamo ancora ben lungi dal conoscere sufficientemente non solo la natura e il determinismo delle loro azioni, ma nemmeno l’intima struttura e le funzioni di intere categorie di loro organi. Che cosa ci riveleranno le indagini future, quando particolarmente si pensi che oggi, anche per l’entomologia, si è iniziata, un’epoca rivoluzionaria?
Ci troviamo adunque innanzi ad un mondo sterminato di esseri forniti di tutti i mezzi che occorrono per conquistare, come hanno conquistato, uno sconfinato campo di vita sulla Terra; innanzi ad un mondo sterminato di esseri costruiti molto diversamente da noi, ma estremamente complessi nella fabbrica, e nella struttura del loro soma; estremamente elevati nella loro mentalità istintiva; estremamente plastici, penetranti e resistenti nello lotta per l’esistenza. Del loro potere dominatore noi abbiamo una folla di testimonianze storiche e sperimentali che dovrebbero renderci pensosi e sommamente prudenti nel giudicare.
Questi esseri, dopo molte decine di milioni di anni dal tempo in cui erano fuoriusciti dai torchi dell’evoluzione e si erano diffusi come una marea sul nostro pianeta, si videro comparire, diciamo così, fra i piedi il genere umano. Ed allora cominciò il duetto delle due “grandi potenze”: gli Uomini e gli Insetti. Non grandi i primi (di mole s’intende); piccoli o piccolissimi i secondi. Forniti gli uni di intelligenza; gli altri di istinto. Armati di armi diverse. In diverso modo superiori a tutti gli altri organismi viventi. Il filosofo Bergson, nell'”Evoluzione Creatrice”, così si esprime al riguardo: “E’ incontestabile che il “successo” costituisce il criterio più generale della superiorità. I due termini sono infatti, sotto un certo riguardo, sinonimi. Quando si tratta di esseri viventi, per “successo” bisogna intendere un’attitudine a svilupparsi, negli ambienti più disparati, a superare ogni ostacolo ed a diffondersi conseguentemente nella più vasta estensione di territorio. Una specie che incombe su tutta la Terra è sicuramente una specie dominatrice e, pertanto, superiore. Tale è la specie umana, che rappresenta il punto culminante dell’evoluzione dei Vertebrati, ma tali sono altresì gli Insetti “.
Per molto e molto tempo nella storia dei secoli queste due potenze si ignorarono però reciprocamente. Ognuna tirò avanti per la propria strada e ciascuna, a suo modo, si conquistò un posto al sole. Si divisero insomma, pacificamente, il dominio del Mondo. E se anche, di tanto in tanto, gli Insetti ematofagi, inoculatori di germi di morte, davano dei formidabili scrolloni all’umanità, gli Uomini non reagirono, perchè non sapevano da dove arrivasse il colpo mancino, e l’ignoranza. allora come ai nostri giorni, è sempre stata una grande matrice di guai. I rapporti fra le due potenze cambiarono quando gli Uomini, col cessare della vita nomade e l’affacciarsi dell’agricoltura, si industriarono ad alterare, sia pure, per allora, in modestissima misura, l’ambiente naturale e a distendere, al cospetto degli Esapodi, le loro coltivazioni. Da quel momento ebbe inizio una lotta senza quartiere, sulla cui bilancia gli Uomini ponevano i frutti man mano maturati dal loro ingegno e dal loro raziocinio, e gli Insetti la potenza formidabile della loro antichissima preparazione, dei loro istinti, dei loro adattamenti e della loro fecondità. Ma si può dire che l’esito della battaglia è apparso problematico fino a tempi recentissimi, se, pochi anni or sono, scienziati di indubbia autorità hanno potuto supporre che il resultato finale del conflitto fra Insetti e Uomini sarebbe stato favorevole ai primi e non ai secondi.
Con l’avvento dei cloroderivati organici e di altri prodotti ottenuti per sintesi, la cui produzione e la cui applicazione si è sviluppata, come tutti sanno, immediatamente dopo l’ultima guerra intercontinentale, le cose invece sono cambiate, e l’Uomo sembra ora in possesso di mezzi atti a vincere la partita. Dico “sembra” a ragion veduta, perchè gli Insetti potrebbero riserbarci delle sorprese. Per intanto hanno incominciato ad offrirci, timidamente, delle razze o delle popolazioni parzialmente od integralmente resistenti ad alcuni dei nostri preparati infernali.
Qui però si riaffaccia quella tale ignoranza, fonte di guai, a cui ho accennato precedentemente. Nell’entusiasmo frenetico a cui industriali, mercanti ed agricoltori si sono abbandonati, con la speranza in cuore di far quattrini (gli uni) e di salvare i raccolti (gli altri), nessuno o quasi nessuno, ha pensato di domandarsi che cosa sarebbe accaduto in natura quando si fossero cosparsi e terreni e acque e piante ed abitazioni con uno strato di tali insetticidi; nessuno, o quasi nessuno, ha guardato un palmo più in là della punta del proprio naso, nè un anno o due oltre il tempo della propria azione. E siamo arrivati al principio della resa dei conti. Perchè mai?
E’ notorio che vi sono Insetti utili, Insetti dannosi ed Insetti indifferenti. Tuttavia molti hanno in argomento idee alquanto vaghe, a volte curiose, talora perfino comiche.
Gli Insetti indifferenti, cioè quelli la cui attività non incide sui nostri interessi, sono miriadi; non di rado però resultano tali solo apparentemente, ed alcuni di essi possono considerarsi indirettamente utili; altri potenzialmente nocivi: alla prima occasione favorevole si riveleranno. Gli Insetti dannosi non sono pochi certamente, ma nemmeno quel numero (intendo naturalmente riferirmi alle specie e non agli individui) che sembrerebbe scaturire dal coro di lamentazioni che si alza dalle bocche degli interessati. Noi non ci nascondiamo le possibilità ed i pericoli della loro presenza; desideriamo semplicemente non esagerarli. Gli Insetti utili sono moltissimi, molti di più (inversamente a ciò che accade a riguardo dei nocivi) di quanti non si creda, e, se se ne toglie quelli dai quali otteniamo secrezioni od atre sostanze pregiate, ignorati dai più. Facciamo astrazione da codesti fornitori gratuiti di fatiche e di prodotti, e richiamiamo invece lattenzione degli ascoltatori sul numero enorme di quelli che sono nostri ausiliari e numi tutelari delle nostre coltivazioni, come i pronubi delle piante (ricordate che l’85% delle Angiosperme dipende, per la fecondazione, dagli Insetti), i parassiti di Insetti dannosi di cui decimano le falangi, gli eliminatori di sostanze organiche decomposte, substrato in cui si sviluppano molti organismi pericolosi, ecc.
Stendendo un manto mortifero che sommerge miriadi di Esapodi, senza discriminazione e senza criterio, noi coinvolgiamo nella rovina un’immensità di specie utili, facciamo calare la nostra mano brutale sui miracolosi rapporti esistenti fra i viventi, sconvolgiamo gli equilibri naturali, già tanto malmenati da tante forme di attività umane e paghiamo necessariamente il fio della nostra avidità e della nostra presunzione. E’ di questi giorni la preoccupante ricomparsa di vari Insetti dannosi non indigeni che da decenni, dopo la loro introduzione, vivevano nell’ombra e in sordina, governati dai loro nemici, che noi avevamo faticosamente importati ed acclimatati; è di questi giorni la fuoriuscita di Insetti nocivi nuovi (nuovi come nocivi), che certamente, in seguito all’ecatombe dei loro persecutori, si sono moltiplicati in silenzio, come è loro costume, per esplodere poi improvvisamente; è di questi giorni la rarefazione della microfauna nelle regioni più sottoposte ai trattamenti incriminati; sono di questi giorni le ripercussioni che tali sconvolgimenti hanno avuto nell’ambito dei Vertebrati; è, infine, ben noto il grave pericolo che l’uso dei cloroderivati organici a carico di sostanze eduli rappresenta per la salute umana.
Le associazioni dei naturalisti e degli amici della natura, nonchè gli igienisti, hanno elevato il loro angosciato grido di allarme in tutto il Mondo civile, ma come si può pensare che essi siano ascoltati dalle caleidoscopiche congreghe degli uomini che vivono legati agli interessi materiali ed hanno gli occhi ciechi innanzi alle bellezze dell’Universo? La voce dei biologi non ha presa sulle folle. Essi non sono dei politici, dei militari, degli industriali, degli atleti o dei cineasti; sono individui che scrutano in silenzio i misteriosi fenomeni della vita e della morte, individui incomodi che mettono, di tanto in tanto, il dito sulle piaghe e guastano le feste.
Ed allora? Ciò che non ottiene la scienza nella sua grandezza e nella sua obbiettività, può forse ottenerlo, data l’aria che spira oggigiorno sulla Terra, il tornaconto. Si persuadano coloro che hanno interesse a farlo che procedendo di codesto passo ci prepareremo un avvenire denso di incognite; si persuadano gli uomini di buona fede che le sorti del nostro benessere saranno compromesse se non impareremo ad agire con maggiore accorgimento, con maggiore prudenza, con maggiore oculatezza e, soprattutto, con maggiore e lungimirante conoscenza della realtà delle cose.
Noi, ad ogni modo, non abbandoneremo il campo e non rinunzieremo a dire, in ogni occasione e con chiunque, la verità. Passeremo inoltre la fiaccola della nostra missione a coloro che ci succederanno. Questo deve essere bene inteso da tutti.
Possiamo ora concludere il nostro discorso.
E’ dallo studio degli Insetti che sono scaturite molte delle leggi che gli scienziati hanno stabilito per spiegare i più complessi fenomeni vitali; solo col loro studio è stato possibile risolvere giganteschi problemi riguardanti la salute dell’umanità; solo col loro studio si sono potute fronteggiare molte delle calamità che insidiano le nostre coltivazioni e, conseguentemente, la possibilità o meno, per gli Uomini, di contare, nello spazio e nel tempo, sul nutrimento loro necessario; partendo dal loro studio è stato e sarà vieppiù possibile in futuro assurgere ad una concezione oggettiva della vita sulla Terra e modificare molti dei concetti che dominano oggi la nostra filosofia.
Per questo un certo numero di biologi, direttori di Istituti Universitari e di Stazioni sperimentali, consci della opportunità di coordinare le loro ricerche ed i resultati del lavoro delle loro Scuole; dell’utilità di indirizzare seriamente le energie giovanili e di dare, collegialmente, le direttive agli Uomini, agli Enti ed alle Istituzioni chiamate in causa; del dovere di fornire al Governo della Nazione quei reperti scientifici che soli possono assicurare la proficuità delle deliberazioni d’ordine generale e delle leggi da emanarsi in materia, hanno fondato l'”Accademia Nazionale Italiana di Entomologia“, che con questa semplice cerimonia viene ufficialmente inaugurata.